“Il massimo che ci è concesso per capire quanto siamo ancora parte fisica di una comunità fuori dalla dimensione virtuale, già contaminata di social, tv e giornali. Il Coronavirus è sfuggito al delirio onnipotente di controllo sulla natura e restituisce all’uomo, con gli strumenti di sempre della paura e della morte, i confini dei suoi limiti. “State a casa” è la parola d’ordine che ci costringe a sguardi finora concessi solo alla stanca distrazione di un attimo.”